E’ da mesi che non esce. E’ una ragazza che preferisce stare da sola, come tutti i cuori feriti che hanno troppo amato e troppo sofferto.
Cena discreta, buona conversazione, atmosfera piacevole. “Che ti piace?”, “Come va il lavoro?”, “Ma dimmi cosa fa tua sorella?”, “E dimmi, come va col tuo ex?”. No, riavvolgiamo il nastro. Se sei un ragazzo che esce con una ragazza dal cuore ferito, con un taglio netto ancora aperto, non puoi fare una domanda del genere. Suddetta ragazza è in diritto e dovere di fuggire a casa.
E tornando a casa accosta la macchina, perchè Facebook è sempre a portato di mano, tentatore e foriero di pessime notizie. E le foto di lui con la nuova fidanzata (sì, il tipo che aveva sempre detto non avrebbe mai filato: più di dieci anni più giovane, conformista, macchina Nikon o Canon alla mano ) balzano agli occhi, con l’approvazione della di lui migliore amica che due anni prima aveva ignorato apertamente la nostra eroina.
E la sua mente torna a quel caffè bevuto al bar, al primo incontro.
Poi al caffè bevuto al bar del cinema, dove lui si innamora di lei.
Poi al caffè bevuto in spiaggia, di primavera, dove lui vuole baciarla e capisce di esser perso di lei.
Poi al caffè bevuto la sera in cui lui le ha chiesto di sposarla.
Poi al caffè mentre lui capisce che si stava innamorando troppo.
Poi al caffè che lui vuole così tanto bere con lei, per spiegarle il motivo di quella rottura così improvvisa.
Poi al caffè con cui tornano assieme e lui le chiede di convivere.
Poi al caffè in cui lui ancora capisce che si sta innamorando troppo.
Poi al caffè che lui beve con lei, dopo mesi, per ricominciare ancora.
Poi non ci sono più stati dei caffè.
Un amore alla caffeina. Corto e intenso. E il cui gusto resta per sempre fisso lì, sul palato.
Alina Twain