IN DUE PAROLE. RICORDARE LA SHOAH PER RICORDARCI CHI SIAMO

 

“La cosa veramente da comprendere è che l'”anima” può essere distrutta anche senza distruggere l’uomo fisico, che umanità, carattere e individualità sembrano in certe circostanze, manifestarsi soltanto nella rapidità o lentezza con cui si disintegrano. Il risultato finale è in ogni caso costituito da uomini senz’anima, uomini che non possono più essere compresi psicologicamente, e il cui ritorno al mondo umano psicologicamente o altrimenti intelligibile somiglia da vicino alla resurrezione di Lazzaro”. Hannah Arendt

“ I “salvati” del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l’esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della “zona grigia”, le spie. Non era una regola certa (non c’erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti”. Primo Levi

Alina Twain